© Andrea Gamba Aprile 2022
Musica e video di Andrea Gamba
Nessun essere umano canta o suona in questa canzone.
È un bene?
Buon divertimento.
© Andrea Gamba Aprile 2022
Musica e video di Andrea Gamba
Nessun essere umano canta o suona in questa canzone.
È un bene?
Buon divertimento.
Dicembre 2021
Nuova versione: Marzo 2022
Nuova canzone e relativo video.
Un consiglio: volume alto o cuffie!!!!
Musica e video: Andrea Gamba
I famosi Thunk! Comics con le avventure e i disastri mentali di Andy Bippo. Dal 2013 ad oggi.
Per ora solo in Inglese.
Prossimamente anche in Italiano, scaricabili in formato PDF.
I famosi Thunk! Comics con le avventure e i disastri mentali di Andy Bippo. Per ora solo in Inglese. Dal 2013 ad oggi. Scaricabili in formato PDF.
L’acantrozzero (acantrocius acantrocius) è un mammifero della famiglia degli acantrocidi.
Caratteristica dell’intera famiglia è la singolare attrattiva che appare rivestire per loro dimostrare la propria inadeguatezza.
Acantrozzero degli stagni – Per l’intero articolo (ITA) – vai a Wikisedia →
Rattlegurgle of the wetlands – For the full descrtiption (ENG) – go to Wikitedia →
La collezione completa delle copertine dei gialli di Alan Terna, l’investigatore genovese. Tra queste anche le due create da Marco Vimercati.
Trilli era una gatta a tre colori (femmina, naturalmente. I gatti a tre colori sono SEMPRE femmine. Non lo sapevi?).
All’inizio la chiamammo Shan–Pu, come un personaggio del cartone animato Ranma 1/2, ma dopo poco tempo il vero nome venne fuori per conto suo ed era Trilli (tra l’altro, chiamare Shan-pu-uuu dalla finestra per farla tornare a casa è più imbarazzante che chiamare Tril-liiiiii!)
Trilli nacque intorno al primo di Maggio del 1999. La trovò Anna, mia moglie in una scatola di cartone abbandonata su un marciapiede di Campi, nella periferia di Genova, insieme a suo fratello, Freak. Freak trovò famiglia presso una collega di Anna.
Col passar degli anni era diventata una gatta di considerevoli dimensioni, dotata di una forte personalità. Amava mangiare pesce crudo, dormire sul divano e, naturalmente, sterminare ogni piccola creatura che passava nei dintorni.
Per qualche anno Trilli fu un po’ sovrappeso e arrivò alla notevole stazza di 7kg!
Trilli aveva due peculiarità rare:
Non rubava il cibo! La si poteva lasciare sola in casa con un grosso pesce sul tavolo della cucina Non sarebbe successo niente di male. Davvero!
Diceva sempre “ciao” quando tornava a casa dai suoi giri (in realtà non proprio “ciao”, piuttosto una cosa tipo “mrrraoo”)
Purtroppo, Trilli morì a soli 13 anni nel Luglio 2012. Ancora piuttosto giovane per un gatto.
Quando ero un ragazzino sognavo di avere una moto. Il mio primo atto cosciente di devozione fu mettere una cartolina tra i raggi delle ruote della bicicletta in modo da produrre un rumore motociclistico. Poi pedalavo come un pazzo nel cortile. Con grande disappunto del vicinato. Tra l’altro, le cartoline utilizzate si usuravano abbastanza velocemente e esaurii rapidamente la collezione di mia madre. Lei non ne fu felice.
Nei primi anni ’70 mi innamorai perdutamente del Ducati Scrambler, complice anche una pubblicità letta su una rivista. Ma ero ancora troppo giovane e, in ogni caso, mia madre non avrebbe mai permesso a me di possedere e guidare un dispositivo mortale. Rispettai a tal punto la volontà di mia madre che la mia prima moto arrivò solo dopo la sua morte (imbarazzante…).
Fu un Vespino 50cc. Ma poco dopo arrivò una Vespa 150 e poi finalmente (eravamo nel 1999) la mia prima vera e propria moto. Una Kawasaki GPZ 550 usata, pagata incredibilmente poco. Riuscii a montare un paio di borse Krauser (ricevute come pagamento per un sito web) e la Kawasaki quella stessa estate, gentilmente trasportò me e mia moglie (ero diventato un uomo sposato, nel frattempo) fino a Cherbourg in cima alla Normandia, giusto in tempo per vedere l’eclissi totale di sole.
Anna, mia moglie può vantare meriti importanti nella mia motorizzazione. Suo padre era un appassionato collezionista di moto inglesi e un biker assolutamente fuori dell’ordinario.
La cosa che preferisco fare in moto moto è viaggiare. In giro per l’Europa, per lo più. Purtroppo, essendo cronicamente senza un soldo, la maggior parte dei miei viaggi sono costituiti dalla routine quotidiana casa-lavoro e ritorno. Con il sole e con la pioggia, immerso nel traffico cittadino.
Alcuni anni fa (2005), uno dei miei idoli sportivi (ho pochissimi idoli sportivi. Non seguono nessuno sport), il motociclista Fabrizio Meoni, morì di infarto, mentre saltava sopra una duna sulla sua moto durante la Dakkar all’età di 47 anni.
Aveva esattamente la mia età. Piuttosto anziano per un motociclista in gara.
Da allora mi immagino colpito da infarto mentre indosso la tuta da acqua, dopo la prima colazione, mentre mi preparo per andare al lavoro (che vergogna…).
La moto è un vero oggetto olistico. Non importa quanto piccolo è il dettaglio che modifichi e l’intero oggetto ne sarà interessato. Particolarmente la mia moto. Ad esempio, se una farfalla batte le ali in Brasile. La dannata moto non si avvia. Veramente nonsi avvia anche in molte altre occasioni, ma io preferisco dare la colpa alla f***uta farfalla dal Brasile.
Come molti motociclisti, nutro un certo odio per gli scooter. Anche per i conducenti di scooter. Presumo che gli scooter siano troppo facili da guidare e questo sia il motivo per cui nel traffico vanno tutto il tempo più veloci di me.
Cliccando QUI è possibile scaricare un pdf full-size (7mb) del poster sulla destra che dimostra la mia teoria dell’evoluzione delle due ruote.
Iperspazio
Andrea Gamba 1982
“Il cosiddetto “salto nell’ iperspazio” comporta, per motivi apparentemente banali, che tra i due “continui” in cui si induce la ”discontunuità“ che genera il fenomeno medesimo, avvenga uno ”scambio“ la cui deteminazione a priori presenta notevoli difficoltà”.
“È lecito considerare che il “salto nell’iperspazio” avvenga in tempo reale”.
“La “discontinuità” di cui si parla è assimilabile a una situazione in cui due insiemi si trovino grazie ad un artificio coincidenti in un punto per un tempo che tende a zero”.
“Da questi presupposti si potrebbe erroneamente concludere che l’iperspazio sia più una operazione che non una entità fisica”.
Mercedes, di Andrea Gamba, è disponibile in formato cartaceo.
Potete compraro e leggerlo, o anche metterlo sotto alla gamba di un tavolo che zoppica.
Sono 246 pagine in edizione paperback al prezzo (modico) di € 17,48
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Ho iniziato ‘Mercedes’ nel 1984. Avevo appena portato a casa il mio primo personal computer (un Apple IIc) e, visto che avevo a disposizione un programma di scrittura, cominciai a battere sulla tastiera del testo a casaccio, riguardante una cosa che mi era successa qualche giorno prima in un bar. Una sconosciuta mi aveva chiesto una moneta per il juke-box; io le avevo chiesto il nome; lei mi aveva risposto: “Mercedes”.
Io avevo risposto con la più prevedibile delle battute. Per qualche motivo avevo deciso da conferire dignità letteraria a questo evento.
Poiché la trama è a dir poco scarna, ho ritenuto di dover scrivere anche di parecchie delle mie fissazioni, idiosincrasie e paranoie. Ingmar Bergman, la fantascienza, lo zen e le motociclette, cani, gatti, Dio e i baristi.
La scrittura di Mercedes è iniziata su un Apple IIc, è continuata su un Apple IIGS, poi su un Macintosh Plus, e successivamente su almeno altri 10 PC, con sei o sette differenti software di elaborazione testi, convertendo pazientemente tutto di volta in volta.
Ha iniziato il suo viaggio da un computer all’altro su floppy disk da 5″ capaci di 140K e ora risiede su un cloud.