fotografia

La fotografia è stata la sola e unica cosa che ho preso veramente sul serio in tutta la mia vita. Ho studiato, ho lavorato, ho fatto tutti i tipi di esperimenti. Sono riuscito a padroneggiare l’intero processo di sviluppo di pellicole e di stampa, che era piuttosto complicato e costoso. Non solo. Ero un vero entusiasta! Compravo e leggevo avidamente libri e riviste.

gallerie fotografiche

Per la prima volta nella mia vita (ho iniziato quando avevo quattordici anni) qualcosa fatto da me era apprezzato da persone non di famiglia. Questo era nuovo ed eccitante. Probabilmente questo è stato il motivo che mi ha fatto approfondire il più possibile ogni argomento della fotografia. Ho fatto ritratti, macrofotografia, paesaggi, still-life, reportage urbani, trucchi buffi, immagini architettoniche e provato ogni tipo di tecnica sperimentale che mi passava per la testa. Mio padre era un dilettante esperto e, per qualche tempo aveva sviluppato e stampato le sue foto. Quindi la maggior parte dell’attrezzatura era immediatamente disponibile in casa.

La Kodak Retina IIc era una fotocamera dei tardi anni ’50

Iniziai con la macchina fotografica (una Kodak Retina IIc) e le apparecchiature di sviluppo di mio padre (l’ingranditore era un decrepito Wolfgang Sheaffer (clone a buon mercato di un Leitz), costruito nei primi anni ’50).
A sedici anni ho deciso che avevo un imprescindibile bisogno di una nuova macchina fotografica. Possibilmente una reflex 35 mm. In quello stesso anno era uscita la nuova Olympus OM1, che fu la mia scelta.
Ricordo ancora l’annuncio della fotocamera con un Senta Berger discinta che teneramente accarezza una fotocamera OM1 dipinta di bianco.

La pubblicità del 1973 della Olympus OM1 con Senta Berger

Il costo dell’oggetto era 185.000 lire (nel 1973 erano un bel po ‘di soldi), ma i miei genitori furono così gentili da finanziarmi. Di recente ho riguardato le foto fatte in questi anni e non ho potuto fare a meno di notare che molte erano piuttosto buone. Ho un archivio di circa 20.000 negativi di foto scattate tra il 1971 e il 1990 e ho intenzione di digitalizzarli pazientemente tutti e metterne on line un bel po’. Queste immagini parlano per lo più di me, ma anche di un mondo ormai passato e perduto. Quarant’anni sono un sacco di tempo e le persone, i luoghi e i modi di vivere sono cambiati. Anche la fotografia in sé è cambiata.

Nell’era digitale

Il processo negativo-positivo aveva un fascino enorme e un sacco di limitazioni. Era costoso e complicato. Non sapevi se le immagini stavano venendo fuori bene o male fino a quando la pellicola non era sviluppata.

La famigerata Apple QuickTake 200

Ti serviva un sacco di attrezzatura (tank per lo sviluppo della pellicola, ingranditore, vasche per lo sviluppo della carta, prodotti chimici e molte altre cose ingombranti) e, se possibile, una stanza dedicata allo sviluppo e alle attività di stampa. Quando uscirono le prime fotocamere digitali, non mi stavo ormai facendo più fotografie, ma ero molto interessato. Mi sono procurato una Apple QuickTake 200. La delusione è stata grande. La risoluzione era pessima e il controllo sul processo era pari a zero. Solo dopo dieci anni mi sono riconciliato con le fotocamere digitali e attualmente sto sperimentando qualcosa divertendomi un po’. Ma il mio cuore resta legato al processo negativo-positivo.

Pillole di Filosofia Fotografica

Il mio approccio era di solito del tipo “Sono solo un testimone”.
Cioè: “qualcosa sta accadendo e non voglio interferire, ma intendo documentarlo”.
Ho fatto un sacco di sperimentazioni, comunque.
Tra quelle più futili fu quella che chiamai Fotografia Automatica.
Mettere un timer (ne costruii uno con un kit elettronico), puntare la fotocamera sul soggetto/i e poi aspettare che le immagini si scattassero da sole.
Il fotografo non stava interferendo e i soggetti potevano potevano dimenticare la fotocamera. (Se la fotocamera era nascosta, ancora meglio. Ma la cosa cominciava a diventare un po’ troppo bizzarra).
L’esperimento fu interessante, c’era un sacco di studio e di preparazione e un sacco di motivazioni intellettuali e ideologiche.
Le immagini però erano generalmente brutte.

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